5 apr 2012

'UNDER 40' TAGLIATI FUORI DAL MERCATO

Dopo gli studi universitari, nella maggior parte dei casi sono costretti a restare in casa con i loro genitori. Pomeriggi interi a inviare inutilmente curricula dal computer. Molto spesso si tratta di invii a vuoto, ma anche quando queste mail ricevono una risposta, si tratta sempre di scampoli di lavoro vero: qualche stage, un tirocinio, una finta partite iva, piccole missioni per agenzie interinali, compensi a provvigione.
Il lavoro non c'è. E gli ultimi dati Istat confermano che sono i giovani a pagare di più il prezzo della crisi, ma soprattutto che si sta inesorabilmente allargando il divario tra chi è già nel mercato e chi invece tenta di fare il suo primo ingresso in questo mondo.
È una questione di «timing», come suggerisce una lettura approfondita degli ultimi dati Istat, relativi al quarto trimestre dell'anno scorso. A dicembre il tasso di disoccupazione dei 30enni (tra i 25 e i 34 anni) è risultato pari a circa il 13,1% (15,3% tra le donne), in crescita di oltre due punti percentuali rispetto alla rilevazione del terzo trimestre. Lo stesso dato sale fino al 32,6% se si considerano i giovani sotto i 24 anni.
Ma tutto questo non racconta come si stia allargando il divario tra i giovani e il resto del mercato del lavoro.

 È la soglia dei 40 anni il vero spartiacque nel mercato del lavoro italiano. I dati Istat segnalano, oltre questa soglia (nella fascia tra i 35 e i 44 anni per la precisione), un tasso di disoccupazione che si abbassa fino al 7,5%, a un livello tutto sommato fisiologico di questi tempi, e che scende fino al 5,3 per cento al nord (4,2% tra i maschi). Questi sono i «fratelli maggiori» dei giovani in difficoltà, una generazione fortunata, che è riuscita ad evitare per un soffio l'onda della grande crisi, ed ha potuto – magari con un apprendistato, un cocopro, un contratto interinale – mettere prima un piede e poi l'altro nel mercato del lavoro.
Nel giro di una generazione le porte però si sono chiuse, tutto è cambiato.
 E anche il titolo di studio oggi non riesce a incidere, anzi spesso è un handicap. Secondo gli ultimi dati Istat il tasso di disoccupazione dei 30enni sale all'11,8% con una laurea, mentre staziona all'11,6 per cento con il diploma. Sotto i 24 anni, invece, un titolo di studio superiore può abbassare l'asticella della disoccupazione alla soglia del 27,9 per cento, mentre per i soli diplomati il tasso può raggiungere punte preoccupanti soprattutto al sud, dove il 42,4 per cento con la sola maturità è oggi senza un lavoro.
Fonte il Sole 24 ore, in Rassegna Stampa cciaa

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