sabato 6 dicembre lucera
Che cosa sono le confraternite? Quali sono i loro compiti
nella società e nella Chiesa? Quali i loro meriti? Sono un retaggio del passato
o un luogo per cercare, attraverso i bisognosi, Dio? L’espressione consapevole
di un culto ben preciso o un mezzo per ostentare vanità? Una consuetudine
bigotta, un sacerdozio mancato? La familiarità confraternale (simbolica,
artificiale, rituale, processionale) può prescindere dalla gestione delle
sepolture? Dietro queste cellule fraterne che hanno salvato dall’oblio molte
delle nostre tradizioni prevalgono esigenze di esteriorità o di interiorità?
Chi sono gli incappucciati che notiamo incedere austeri e impassibili nelle
processioni? La loro è una presenza coreografica, un atto di penitenza o una
testimonianza di fede?
A questo e ad altri interrogativi offre una risposta il
volume dedicato alle congreghe di
Lucera dalla locale Arciconfraternita di Santa Maria della Misericordia, una
delle undici fratellanze laiche presenti nella Città di Santa Maria, poste
sotto la tutela ed il patrocinio del Padre
Maestro San Francesco Antonio Fasani,
il Santo francescano che dallo scorso 29 novembre è stato proclamato protettore
particolare delle confraternite della Diocesi di Lucera-Troia.
Descrivere l’atmosfera che circonda le
pie unioni dei laici, ricavarne emozioni e sentimenti, non è cosa facile;
soprattutto se ci si prefigge un’analisi storica ampia e non settoriale. Ogni
istituzione prodotta dall’uomo, infatti, ci restituisce elementi complessi, per
capire l’essenza dei quali occorre viverli “da dentro”, immergendosi in
quell’aria misteriosa e severa, delicata e coinvolgente, che ancora li
contraddistingue. Eppure le confraternite hanno avuto una scarsa ed episodica
attenzione da parte degli studiosi, a dispetto del ruolo centrale da esse
svolto nella vita religiosa, economica, culturale dei diversi ceti sociali.
Anche nella città di Lucera queste
associazioni, nate per adempiere ai precetti delle sette opere di misericordia,
sono i luoghi privilegiati della “socialità religiosa” e hanno avuto un ruolo
decisivo nel tessuto sociale, determinandone mentalità e atteggiamenti,
devozioni, costumi, espressioni di religiosità e manifestazioni di pietà. Hanno
aggregato il laicato, favorito il suo impegno religioso ed economico e promosso
l’affermazione e la difesa dei valori della Chiesa cattolica. Sono state
altresì centri di “interessi” che hanno contribuito non poco allo sviluppo di
sensibilità artistiche e artigianali, affermato una dinamicità economica e
sociale di sicuro valore, promosso popolari manifestazioni di fede e di
devozione a beneficio di tutte le classi sociali. In un contesto diverso da
quello delle loro origini, ma sempre pronto a cogliere i nuovi “segni” della
missione cristiana, la loro presenza e la loro attività connota ancora la vita
cittadina.
Il volume, dal titolo “Le confraternite di Lucera. Abiti, segni distintivi e
insegne sociali”, si compone di tre
saggi storici del dott. Massimiliano
Monaco, priore del sodalizio cinquecentesco che ha sede presso la chiesa
parrocchiale di San Matteo al Carmine (Le
confraternite: genesi ed evoluzione storica, Le confraternite di Lucera nella vita della città e L’abito e le insegne sociali) e di un
ricco apparato fotografico, con scatti di Raffaele
Battista, la cui forza espressiva, sobria, elegante, discreta, scava
nell’intimità più profonda dei soggetti ritratti. La ricerca, condotta sugli
antichi statuti confraternali, ripropone e descrive anche le caratteristiche
e le fogge dei principali simboli
sociali, espressione immediata ed evidente di tutto ciò che manifesta il
carisma, l’attitudine o la fisionomia devozionale di ogni fratellanza:
dall’abito allo stendardo; dalle fasce alle mozzette; dal mantello al cappello
o al cappuccio; dalla cintura al cingolo, al medaglione, allo stemma, al
bordone.
L’indagine ha il merito di seguire un
approccio interdisciplinare condotto con grande attenzione verso le fonti
documentarie, in particolar modo quelle archivistiche ed iconografiche,
interpretate le une alla luce delle altre, in un percorso che non perde mai di
vista il contesto generale di riferimento. Grande merito di questo lavoro è
proprio un’ottica di lettura unitaria del fenomeno, che porta l’Autore ad
inserire una pagina di storia ancora sconosciuta nella più grande storia
meridionale, italiana ed europea. La lettura non parziale e non convenzionale
del fenomeno, arricchita e confermata da altri sguardi, altre sensibilità,
altre tradizioni di pensiero, permettono all’Autore di cogliere la dimensione
profonda delle confraternite, dando voce ad una storia per molti aspetti ancora
ignota. Su questa prospettiva, storica e storiografica, con un esame attento e
approfondito di ciò che le confraternite realmente costituiscono, Massimiliano
Monaco inserisce il fenomeno nella historia
major delle comunità, ritenendolo l’espressione più spontanea della nostra
storia.
Delle confraternite laicali risultano
bene evidenziati i ruoli, le finalità e le molteplici manifestazioni in campo
civile e morale, artistico ed educativo, assistenziale e sanitario, così come
il ruolo attivo da esse ricoperto nello sviluppo socio-economico della città.
Il quadro d’insieme che ne scaturisce ci raffigura questi movimenti come
autentici cenacoli culturali, luogo
di affermazione e costruzione di identità religiosa, sociale e culturale; di
trasmissione e scambio di culture, di educazione alla socialità, al rispetto
reciproco e alla democrazia; ambienti di formazione, carità, culto, penitenza,
vita cristiana. I confratelli sono attenti e scrupolosi conoscitori della loro
società, componenti fondamentali della stessa, all’interno della quale svolgono
una serie di attività primarie che né lo Stato né la Chiesa riescono ad
assolvere. Essi prestano assistenza sociale ed economica, raccolgono elemosine
e lasciti, amministrano i capitali posseduti, investiti, messi a frutto o
risparmiati, offrono in prestito denaro o frumento senza o con bassissimo
interesse, pagano la dote a ragazze povere da maritare o da monacare,
costituiscono i fondi per il suffragio delle anime dei morti poveri, e così
facendo aiutano economicamente i meno abbienti, li sottraggono agli usurai, li
assistono nei frequenti momenti del bisogno. Con l’andare del tempo molti di
questi sodalizi non dilapidano i loro averi, ma decidono di onorare Dio, la
Madonna, i Santi protettori, costruendo chiese, cappelle, altari e
trasformandosi anche in promotori e custodi di opere d’arte.
Tutte queste caratteristiche ci
consentono di comprendere e di riflettere sull’universalità del variegato
messaggio confraternale e su tutte quelle manifestazioni collettive che
continuano a renderlo protagonista del nostro tempo.
Di tutto questo, e non solo, parleranno a Lucera sabato 6 dicembre 2014 alle ore 18
nell’Auditorium del Centro della Comunità “Giovanni Paolo II” (accanto
all’ex ospedale oftalmico di Santa Lucia), il sociologo Giovanni Aquilino, direttore del Distretto Culturale “Dauna Vetus”;
l’autore dei testi, Massimiliano Monaco,
socio di diversi istituti di ricerca (tra cui il Centro Ricerche di Storia
Religiosa in Puglia, che annovera tra i suoi principali filoni d’indagine lo
studio dei fenomeni confraternali della nostra regione) e il Vescovo della
Diocesi di Lucera-Troia, Mons. Domenico
Cornacchia, di cui il libro reca la presentazione.
Dedicato ad un confratello recentemente scomparso: il geom. Emanuele De Marco, “testimone di
entusiasmo, schiettezza, libertà e umanità”, il convegno del 6 dicembre gode
del patrocinio della Diocesi di Lucera-Troia, della Città di Lucera, del Centro
Ricerche di Storia Religiosa in Puglia, del Distretto Culturale “Dauna Vetus” e
dell’Associazione diocesana “Terzo Millennio”.
La Cittadinanza è invitata.
UFFICIO STAMPA
ASSOCIAZIONE “TERZO MILLENNIO”
tel. 0881.520882
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