Il
16 maggio si rinnova la tradizionale processione nel grano fino all’antico
eremo
PIETRAMONTECORVINO (Fg) –
Come ogni 16 maggio, dal 1889, anche domattina il
“popolo di Sant’Alberto” renderà omaggio al Patrono del borgo con una
processione-pellegrinaggio che partirà alle ore 8.00 da Largo Rosario e
raggiungerà a Montecorvino i resti della cattedrale che fu dimora del santo. La processione di Sant’Alberto è uno
spettacolo di colori e partecipazione. Dal borgo, partirà una lunga teoria di
donne, uomini e bambini; centinaia di persone precedute da enormi palii, i
fusti d’albero addobbati con fazzoletti variopinti che vengono a braccia,
eretti, con l’aiuto di lunghe funi.
sette chilometri, di cammino di
devozione per raggiungere la cosiddetta “sedia del diavolo”, la torre di
Montecorvino, e il sito archeologico in cui si trovano i ruderi dell’antica
cattedrale che fu dimora del Santo.
Il legame tra cielo e terra, metafora e significazioni
La processione
del 16 maggio contiene molti elementi delle identità di Pietramontecorvino e,
più in generale, del patrimonio della cultura contadina. Il pellegrinaggio a
Montecorvino è un racconto che si rinnova anno dopo anno dal 1889. Da allora,
l’evento non ha mai smarrito il filo conduttore che lo caratterizza dalle sue
origini: il legame tra la terra e il cielo simboleggiato dai palii protesi verso
l’alto. La natura e le sue manifestazioni, nella giornata del 16 maggio, sono
metafora e significazione di quel legame, della tensione emotiva verso la
speranza di avere un aiuto dal cielo per governare le difficoltà e le variabili
legate al ciclo delle coltivazioni.
L’origine del rito nel “patto” con Sant’Alberto
Tutto nacque da
un bisogno vitale, quello di vedere sconfitta la tremenda siccità che 125 anni
fa mise a rischio il ciclo delle colture e, con esso, la possibilità delle
famiglie di avere il necessario per sfamarsi. La leggenda vuole che
Sant’Alberto Normanno apparve in sogno a due donne e disse loro che, per
alleviare la sete dei campi, il popolo avrebbe dovuto compiere un
pellegrinaggio penitenziale fino alla vicina Montecorvino. Al ritorno dal
cammino di preghiera le nuvole riversarono sui campi la pioggia indispensabile
al loro sostentamento. Alberto il Normanno aveva sconfitto la siccità e
conquistato l’eterna devozione del suo popolo.
La processione nel grano, carovana di colori
La processione di
Sant’Alberto si svolge il 16 maggio di ogni anno dal 1889. Dal borgo, di buona
mattina, una lunga teoria di donne, uomini e bambini si mette in cammino.
Centinaia di persone sono precedute da enormi palii. I fusti d’albero sono
addobbati con fazzoletti variopinti e vengono portati a braccia, eretti, con
l’aiuto di lunghe funi. Il pellegrinaggio diventa una carovana di colori che,
grazie all’altezza e al corredo di scialli dei palii, rende visibile il suo
procedere anche a molti chilometri di distanza.
Nel mezzo, tra i
palii e il popolo dei fedeli, c’è la statua del santo.
La processione dei giovani e degli anziani
I
palii, che oggi sono molto numerosi e raggiungono in alcuni casi i 20 metri,
permettevano a chi restava in paese e non poteva partecipare alla processione
di individuare e di seguire la statua di Sant’Alberto a chilometri di distanza:
in questo modo, sono soprattutto i più giovani a farsi carico dell’esigenza
degli anziani e delle persone con difficoltà motorie che altrimenti non potrebbero
partecipare in alcun modo al pellegrinaggio. Così, invece, tutti sono partecipi
del lento incedere della processione
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