Si fa un gran parlare di federalismo fiscale, ma probabilmente ancora non è del tutto chiaro quali cambiamenti esso porterà ai cittadini e alle imprese che, certamente, sono i destinatari finali del provvedimento.
Era l’aprile 2009 quando il Senato approvava al cosiddetta “bozza Calderoli”
Il punto di riferimento da tenere presente per un’analisi degli effetti del provvedimento nelle “tasche” delle imprese, è il tema dell’opportunità di un incremento addizionale regionale IRPEF, una disposizione che potrebbe portare gli enti a incrementare la pressione sulle micro piccole e medie imprese.
Il punto di riferimento da tenere presente per un’analisi degli effetti del provvedimento nelle “tasche” delle imprese, è il tema dell’opportunità di un incremento addizionale regionale IRPEF, una disposizione che potrebbe portare gli enti a incrementare la pressione sulle micro piccole e medie imprese.
Più in particolare l'incremento IRPEF sarà un diritto solo per quelle Regioni che ridurranno l'imposta IRAP o addirittura la elimineranno.
Da una parte, l’imposta sulle Attività Produttive è da tempo una delle tasse più contestate dalle imprese, essendo un dazio che si riferisce ai costi del personale, agli oneri finanziari, alle svalutazioni o alle perdite sui crediti, dunque non varia al variare della redditività dell’impresa stessa, causando così una distorsione che rischia di trascinare le imprese nel baratro. D’altra parte, tuttavia, il fatto che le regioni possano andare a quadruplicare la base addizionale dell’imposta sulle persone fisiche rischia di avere un effetto negativo soprattutto per le PMI. In altre parole, mentre l’IRAP certamente colpisce tutte le imprese ma varia in relazione alla loro grandezza, dunque è a livelli maggiori per le imprese più grandi, l’applicazione di un’addizionale IRPEF ha effetto principalmente per gli autonomi e le imprese di micro, piccole e medie dimensioni.
L’IMU
Ad aumentare la pressione sulle imprese c’è inoltre e forse soprattutto la famigerata IMU (Imposta Municipale Unica). Si tratta di una tassa che, all’uscire dell’ICI, rientra in modo diverso, però maggiorata di qualche punto, al fine di compensare la cancellazione dell'IRPEF (e delle relative addizionali regionali e comunali) sui redditi fondiari.Tale provvedimento grava principalmente sulle PMI.
"Vediamo intanto qualche breve esempio, per evidenziare quanto la nuova imposizione possa influire nel bilancio delle PMI: un negozio in una zona di medio centro con una superficie di 50 mq, a fronte di una ICI di 858 euro si vedrebbe imporre un’IMU di 1.018 euro; per uno stabile ad uso ufficio che superi i 100 mq qualificato come immobile strumentale, l'ICI è di 595 euro, mentre l'IMU è di 707 euro. La variazione è poi ancora maggiore se la si applica alle strutture di media grandezza: un supermarket potrebbe dover passare da 17.227 euro di ICI a ben 20.458 euro di IMU, mentre un capannone di circa 500 mq in zona industriale da 12.174 euro di ICI passerebbe a 14.456 euro di IMU.
Veniamo alla riduzione dell’aliquota base dell’Imposta municipale (prevista fino a metà di quella ordinaria per imprese e lavoratori autonomi). Essa è lasciata alla scelta autonoma dei singoli Comuni. Ne deriva che i Comuni sceglieranno normalmente di applicare a imprese e lavoratori autonomi l'aliquota piena. Ecco dunque che gli esempi sopra menzionati acquisiscono molto più valore. Il risultato del passaggio ICI-IMU sarà con tutta probabilità dunque uno spostamento del carico fiscale dai proprietari di casa alle imprese.
Pare che L'IMU "provocherà" un aggravio della tassazione su questi immobili “Il risultato emerso da questa analisi ha confermato la grande preoccupazione sollevata in questi giorni da molti osservatori: ovvero, che lo scambio tra l'Ici e l'Imu non porterà nessun vantaggio alle imprese. Anzi, è molto probabile che dal 2014 molti imprenditori subiranno, nonostante il federalismo, un nuovo aumento delle tasse"
Fonte: "pmi-done il network online per le piccole medie imprese"
Sito blog ICAR
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